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    Autista di piazza

    Maselli Titina

    1950 
    Olio su tavola
    49,8 x 75 cm

    "La notte i fili elettrici contro il cielo. Percorsi da una forza in movimento, fili contro il cielo nero vuoto e non voluto. Ma i fili sono il veicolo della volontà, della volontà continua". Questa annotazione, tratta da un quaderno di lavoro tenuto dalla Maselli tra gli anni Cinquanta e i Sessanta (cf. Titina Maselli. Dipinti, a c. di M. Vlasecchi, Milnao, Finarte, 1970), trasmette efficacemente l'attrazione che l'artista nutre per la città, da sempre tema centrale della sua ricerca, e soprattutto per il mito - eredità futurista - dell'energia e del dinamismo che identificano la città come soggetto moderno per eccellenza. Se nei lavori successivi, specie dopo il trasferimento a New York nel 1952 e, dopo qualche anno, a Parigi, l'idea di dinamismo plastico applicata all'architettura della megalopoli, ai giocatori di football o ai boxeur porterà la Maselli a smaterializzare progressivamente la realtà dipinta, questo Autista di piazza è invece non soltanto un'epifania urbana materializzata nei colori acidi e artificiali dell'illuminazione notturna, ma anche una visione ancora fisicamente concreta e molto legata alla fascino esercitato sull'artista romana da Manet "peintre de la vie moderne". Lo denducia il nero, innanzitutto, protagonista di una tavolozza che ama contrasti e dissonanze. Un nero usato ocme fosse "ceretta per scarpe", che ha fatto scrivere a Corrado Alvaro, in occasione della prima personale della pittrice nella romana Galleria dell'Obelisco (1948), che "Titina Maselli non esita a intingere il suo pennello nel nero degli inchiostri di stampa". La sua è altresì una visione filtrata dalla memoria, che vuol restituire con precisione fotografica "un attimo di intensità" (Barilli, 1967), quasi in forma di fotogramma bloccato. La pittrice fissa sulla tavola un frammento di realtà cercando di "attenersi all'essenziale", eliminando ogni concessione all'aneddoto e inseguendo la massima purezza e limpidezza di rapporti cromatici. In quadri precedenti, il "motivo era spesso costituito da nature morte con giornali, pacchetti di sigarette e rifiuti; qui è un tassista di notte che legge il giornale in una piazza vuota, rischiarata soltanto dalla luce livida di un lampione e solcata da un reticolo di fili elettrici che disegnano autonomi percorsi visivi. Un soggetto che indica anche una precisa volontà di allontanarsi in pittura da qualsiasi intimismo e psicologismo femminile, proponendo di sé un'immagine di donna moderna che non esita ad appropriarsi della realtà notturna della strada, dei motori e dei locali di ritrovo.Bibliografia: Centododici opere del Premio Suzzara, 1975, p.n.n.; Opere, 1984, p. 141; La pittura in Italia. Il Novecento-2, 1993, p. 74, ill. 81; Negri, 1994, fig. 71; Margonari, 1994, p. 51; Opere del Premio Suzzara 1948-1953, 1996, p. 45; Villani, 1998, p. 32; Premi ed esposizioni nell'Italia del dopoguerra, 2000, p. 112.