Cavicchioni Vittorio
1951 Olio su tela147 x 242 cm
La tela, che nel 1951, alla IV edizione del Premio Suzzara, vinse un apparecchio radio, raffigura con un linguaggio piano e di facile lettura un momento di discussione tra quattro operai delle Officine Reggiane; tale soggetto fu nel 1951 spesso affrontato da Cavicchioni, che si era più volte recato tra gli operai a dipingere, secondo una prassi allora incoraggiata del Paritto Comunista Italiano. Le Officine Meccaniche Reggiane, la più grande fabbrica dell'Emilia Romagna, erano state occupate dagli operai, molti dei quali erano appena stati licenziati a causa della precaria situazione economica dell'azienda. Il trattore raffigurato da Cavicchioni è il famoso R/60, progettato e costruito durante l'occupazione della fabbrica tra l'ottobre del 1950 e il maggio 1951 e diventato il simbolo della lotta dei lavoratori per la ristrutturazione dell'azienda; era altresì il protagonista della canzone popolare R60: "Grande e gloriosa / è la classe operaia / alle Reggiane lotta con valor / dalla miniera alla risaia / s'ode il fragore del nuovo trattor". Gli operai, resi come figure generiche e tra loro intercambiabili dagli zigomi scavati e dalle mani callose, sono didascalicamente ritratti in una varietà di atteggaimenti e posture: sul trattore, in piedi, in bicicletta o seduti con in mano l'"Unità", ormai un topos dell'iconografia realista degli anni Cinquanta. Le figure appaiono ancora qua e là disarticolate da un residuo di quella grammatica neocubista che, nell'immediato dopoguerra, costituisce per Caviccchioni il primo alfabeto della pittura. Binachi luminosissimi scandiscono una tavolozza giocata sul contrasto tra gli arancioni e i gialli del trattore, stesi in campiture bidimensionali, e i blu più modulati delle tute. Due anni dopo, recensendo in "Realismo" (ottobre 1953) la prima mostra personale di Cavicchioni alla Galleria Bergamini di Milano, in coincidenza con l'esplicita adesione del pittore reggiano alla poetica realista, Mario De Micheli avrebbe scritto di paesaggi emiliani e di teste di operai delle Officine Reggiane "eseguiti con energia e sentimento", consigliando però "più rigore nel disegno, maggiore elaborazione tecnica, meno impressionismo". Corrado Maltese aveva invece annotato in "Rinascita" (ottobre 1951), in una recensione del Premio Suzzara appena terminato, che "due opere, tra le premiate, emergono, sia per le dimensioni, sia per lo slancio con cui sono state condotte. Un gruppo di operai delle Reggiaen attorno al trattore da essi costruito è il tema del quadro di Cavicchioni. I colori sono ancora eccessivamente soggettivi e un po' stridenti e la composizione è manchevole nella parte superiore. Tuttavia nell'intero dipinto è un vigore da grande pittura murale [...]".Bibliografia: Opere, 1984, p. 51; Opere del Premio Suzzara 1948-1953, 1996, p. 54.
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