Zigaina Giuseppe
1950 Olio su tela140,4 x 99,8 cm
Nel 1950 Zigaina è invitato alla XXV Biennale di Venezia dove espone - non nella sala dei pittori realisti, nonostante i titoli inequivocabili delle sue opere, ma in una sala con Turcato, Vedova, Morlotti, Birolli, Santomaso e Moreni - Occupazione delle terre, Biciclette e falci ed Erba ai conigli, ottenendo il Premio Fontanesi. Falci e biciclette sono presenze costanti nei suoi dipinti, mentre gli uomini sono pure sigle fisionomiche dai tratti ricorrenti ed estremamente semplificati, come il monumentale contadino che qui, chino con le spalle enormi verso il riguardante, si prepara a distribuire l'erba. Dopo il periodo delle crocifissioni e l'incontro, alla Biennale del 1948, con il Picasso della Pesca notturna ad Antibes, per lui punto di riferimento obbligato, alla fine degli anni Quaranta la sintassi dell'artista friulano è ricca di spigolosità postcubiste, che in questo notturno si traducono nelle linee argentee curve e talgienti della falce, echeggiate dai parafanghi della bicicletta; nel buio, i loro bagliori si moltiplicano nelle sfaccettature triangolari in cui si sfalda il sacco dell'erba. Per Zigaina la pittura è una sorta di diario per immagini, un'autobiografia che fonda i propri umori e il proprio tono poetico nell'onnipresente paesaggio friulano, filtrato attraverso una tavolozza umida e del tutto mentale, che lascia affiorare, secondo la testimonianza dell'artista stesso, il ricordo persistente dei lunghi giri estivi per i campi, in bicicletta. Tale attaccamento alla propria terra accomuna l'artista a Pier Paolo Pasolini, conosciuto a Udine nel 1946; lo stesso poeta sembra descrivere (in "Il Mattino del Popolo", 13 ottobre 1946) i quadri che, di lì a pochi mesi, Zigaina avrebbe cominciato a dipingere: "Il ragazzo sedeva su un mucchio di ghiaia al margine della strada e accanto, con i raggi luccicanti, era distesa la bicicletta; l'aria verde cupa riverberava intorno a lui, dentro il fosso, lungo i recinti, nelle chiome degli alberi, chiarori gialli e troppo lucidi del vespro piovoso e appena rasserenato". D'altra parte, le cromie di Zigaina potevano essere criticate, in quegli anni, come la componente più debole, poco "sobria e costruttiva", della sua pittura; Ernesto Treccani scriveva (in I braccainti friulani nella pittura di Zigaina, "Realismo", novembre-dicembre 1953) che "la gamma base sui violetti e sui verdi acidi è una gamma che fa poco corpo, è una gamma stridente e 'moll' a un tempo [...] una gamma di partenza 'di gusto' e un poco elegante". Alla III edizione del Premio vinse una barca.Bibliografia: Rassegna dei Premi Suzzara dal 1948 al 1956, 1956, p.n.n.; Retrospettiva dei venti anni del "Premio Suzzara" 1948-1968, 1968, p.n.n.; Centododici opere del Premio Suzzara, 1975, p.n.n.; Opere, 1984, p. 250; XXIX Premio Suzzara, 1989, p. 111; Margonari, 1994, p. 84; Opere del Premio Suzzara 1948-1953, 1996, p. 52; Villani, 1998, p. 33; Premi ed esposzioni nell'italia del dopoguerra, 2000, p. 109; Realismi, 2001, p. 158.
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