Borgonzoni Aldo
1948 Olio su tela52,8 x 67 cm
Il primo quadro dipinto da Borgonzoni sul tema delle mondine è un olio su tavola intitola Mondine a Buda e datato 1940: già vi compaiono sintetici contorni neri e volti vuoti, ma molto più spazio è concesso al paesaggio visto dall'alto. Franco Solmi attribuisce la precoce individuazione, da parte di Borgonzoni, del lavoro contadino come tema elettivo, a una scelta istintiva, poi confermata nella maturità, legata anche all'estrazione sociale dell'artista emiliano, la cui madre, più volta ritratta, era stata a sua volta mondina. L'importanza del contorno per precisare intenti espressivi e sintetici avrebbe poi trovato, intorno al 1946, una sorta di canonizzazione ufficiale col diffondersi delle tendenze neocubiste. Il 1948, anno in cui esplose la polemica tra "formalisti" e "realisti", vede Borgonzoni lavorare alla grande tempera murale eseguita per la Camera del Lavoro di Medicina, dove le mondine sono protagoniste di una narrazione corale sulla storia della popolazione locale tra il 1921 e il 1948. Le mondine di Suzzara sono uno dei bozzetti per quella pittura murale, una delle numerose realizzate in Italia tra la fine degli anni Quaranta e la seconda metà dei Cinquanta con l'idea di dar vita a una nuova pittura pubblica di fruizione popolare. E' lo stesso Borgaonzoni a raccontare con soddisfazione di quando, al lavoro sugli affreschi di Medicina, accolse una folla di operai e mondine, venuti a vedere l'opera nel suo farsi: "Osservano silenziosi, una mondina parla per prima: 'Sono strane tutte queste figure dolorose, c'è tutto il colore che va in rima'". Pochi anni dopo, la condanna per linee e cromie cubisteggianti divetierà un luogo comune; si veda per esempio il commento di Marcello Azzolini del 1954 (in Borgonzoni pittore della gente emiliana, "Realismo", III, 21-22, maggio-giugno 1954, p. 8), secondo il quale i difetti del "Borgonzoni formalista" sarebbero stati "un attaccamento sanguigno alle accensioni del colore, alla campitura fine a se stessa, e un cromatismo talvolta arbitrario, acnhe se efficacissimo". In queste Mondine le linee più sicole dei fili d'erba in primo piano e dei cerchi concentrici sulla superficie dell'acqua sembrano contraddire la rigidità geogmetrica delle campiture piatte, secondo un uso linguistico tipico delle abbreviazioni postcubiste di Borgonzoni, che restano sempre e comunque ricche di profili curvi e dolci, pronti a cedere, come è già visibile nel dipinto di analogo soggetto premiato a Suzzara l'anno sucessivo, a una visione meno strutturata della relatà.Bibliografia: Centododici opere del Premio Suzzara, 1975, p.n.n.; A. Ginesi, Aldo Borgonzoni, Pollenza, Sterling Italia, 1976, pp. 53-54; Opere, 1984, p. 29; La pittura in Italia. Il Novecento-2, 1993, p. 150; Margonari, 1994, p. 27; Negri, 1994, pp. 109 e 179; Opere del Premio Suzzara 1948-1953, 1966, pp. 12, 15, 24; Villani, 1998, p. 6.
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